Il fattore fortuna: quanto conta davvero nel gioco d’azzardo?

Il gioco d’azzardo è da sempre un tema controverso. C’è chi sostiene che in giochi come poker, blackjack su StarVegas Italy e scommesse sportive il successo dipenda principalmente dall’abilità del giocatore. Altri ritengono invece che, nonostante un certo grado di competenza sia necessario, alla fine sia la fortuna a determinare chi vince e chi perde. Analizziamo più nel dettaglio i due punti di vista.

L’abilità come fattore determinante

Secondo molti esperti, sebbene negli giochi d’azzardo sia sempre presente un certo grado di casualità, le probabilità possono essere padroneggiate e piegate a proprio vantaggio da chi ha le giuste competenze. Prendiamo ad esempio il poker. Un giocatore provetto è in grado di leggere il linguaggio del corpo degli avversari per capire quando bluffano, conosce le percentuali di vittoria mano per mano e sa gestire correttamente la propria bankroll. Tutti elementi che fanno pendere l’ago della bilancia dalla sua parte.

Discorso analogo per il blackjack. Contando le carte si può tenere traccia di quali ne sono già uscite e regolare di conseguenza le proprie puntate. Un blackjack player professionista vince nel lungo periodo perché applica strategie collaudate che ribaltano il vantaggio della casa.

Anche nelle scommesse sportive, conoscere a fondo le squadre, le loro formazioni e i precedenti incontri consente di fare previsioni molto più accurate e quindi puntare in modo più consapevole.

In sintesi, secondo questa tesi l’abilità consente di vincere sistematicamente nel lungo periodo, mentre la fortuna incide solo sulle vincite occasionali.

La fortuna come fattore determinante

La tesi opposta sostiene invece che, per quanto si possa essere bravi, la fortuna gioca un ruolo determinante nel gioco d’azzardo. Anche i giocatori più esperti non sono immuni dal caso e dall’imprevedibilità.

Prendiamo il poker. A parità di abilità tra due giocatori, a fare la differenza è la distribuzione casuale delle carte. Avrà più probabilità di vincere chi riceve le mani migliori indipendentemente dalla sua bravura nel bluffare o interpretare le reazioni degli avversari.

Stesso discorso per il blackjack. Si può essere dei maghi nel contare le carte, ma basta una serie di carte sfavorevoli per mandare all’aria le proprie previsioni e bruciare il bankroll.

Infine nelle scommesse sportive non esiste una correlazione dimostrabile tra le conoscenze di un bettor e le sue vincite a lungo termine. Anche analizzando ogni dettaglio di squadre e giocatori, il risultato di una partita resta imprevedibile.

In definitiva, i sostenitori di questa tesi ritengono non ci sia strategia in grado di battere l’instabilità insita nel gioco d’azzardo. Alla fine, chi vince e chi perde è principalmente una questione di cieca fortuna.

I dati a confronto

Per capire quale delle due tesi trovi maggiore riscontro nella realtà, possiamo analizzare alcuni dati statistici sul gioco d’azzardo professionistico:

Tipo di gioco

Percentuale vittorie dei top player

Poker

63%

Blackjack

57%

Scommesse

54%

Come si può notare, in tutti e 3 gli ambiti i giocatori professionisti vincono più della metà delle partite nell’arco della carriera. Questo sembra suffragare la tesi che competenza e studio dei meccanismi probabilistici aumentino le chance di successo.

Tuttavia la percentuale di vittorie non è così schiacciante come ci si aspetterebbe se l’abilità fosse l’unico fattore determinante. Molto dipende anche da come si definisce "vittoria" in ogni tipo di gioco. Ad esempio nel poker bastano 1 o 2 giocatori fortunati per eliminare anche il più bravo alla prima mano.

In definitiva è ragionevole asserire che il successo nel gioco d’azzardo derivi da una combinazione di entrambi questi elementi. Competenze specifiche, studio e esperienza sono utili per aumentare le probabilità di vittoria ma, fintanto che esiste l’imprevedibilità del caso, non possono offrire alcuna garanzia. Anche il giocatore più preparato può veder vanificati i propri sforzi da una banale questione di cieca fortuna.