Derby tra Lazio e Roma, alle 18, giocato a ritmi elevati e a viso aperto, Kolarov segna su rigore causato da un mani in area di Milinkovic-Savic. Frazione pirotecnica, una valanga di occasioni da ambo le parti, record di conclusioni (21) e di pali colpiti (5): tre per la Lazio (Lucas Leiva, Immobile e Correa), due per la Roma (Zaniolo).
La seconda frazione inizia su ritmi decisamente meno alti ma è solo un’illusione e la Lazio trova il pareggio al minuto 59: è Luis Alberto a ristabilire la parità, bravo a mettere un rete il servizio all’indietro di Ciro Immobile. Il gol risveglia gli uomini di Inzaghi che pochi minuti dopo vanno vicini al clamoroso gol del ribaltone, Pau Lopez dice di no a Correa che calcia a botta sicura. L’intensità non scende, ma le occasioni da gol sì, gli ultimi sussulti sono biancocelesti: Correa vola sulla fascia e serve Parolo a rimorchio, la traversa ancora una volta impedisce la gioia laziale; all’extremis invece Lazzari dà l’illusione dell’apoteosi, ma il suo gol è arrivato su un cross di Jony a palla uscita fuori dal campo. Un derby all'inglese che si chiude pari e patta (e 6 legni totali) con indicazioni buone sugli attacchi, meno sulle fasi difensive. Bene Luis Alberto e Leiva nella Lazio, Immobile e Correa sprecano nei momenti clou del match, Bastos entra bene. Tra i giallorossi Dzeko fa a sportellate, Zaniolo il più pericoloso, Under in ombra e la difesa con Mancini dall'inizio continua a ballare più del dovuto.
Partenza sprint dell'Atalanta che in 20’ minuti schiaccia il Toro, occasioni per Ilicic, Zapata e Gosens, ma è proprio nel momento migliore dei bergamaschi che il è Toro con Bonifazi a punire Gollini con un colpo di testa su corner. Pareggia l’Atalanta prima del doppio fischio arbitrale con un missile di Zapata che Sirigu non riesce nemmeno a sfiorare. Nel secondo tempo è ancora Atalanta a trazione anteriore. Sirigu è protagonista con diverse parate decisive. L’Atalanta passa in vantaggio con un super gol di Zapata al 9’ che con un azione di una potenza e di una tecnica unica, fa fuori mezza difesa granata e insacca. Ma non si può nemmeno gioire che dopo tre minuti Berenguer rimette in parità la gara. Ma è ancora Izzo che al 21’ non lascia scampo a Gollini. Gli ultimi minuti è un assedio, ma il risultato rimane bloccato sul 3 a 2 per gli ospiti. Male la difesa, Zapata è inarrrestabile, Nel Toro solito super Sirigu nella serata dei centrali-bomber Izzo e Bonifazi, Baselli ha il piede caldo sui piazzati e Belotti mette sempre apprensione .
A Marassi partono bene il Genoa, con Pinamonti che al 3’ gira in acrobazia un cross dalla destra: fuori di poco. I viola non stanno però a guardare e prima Boateng e poi Chiesa, dopo una bella azione personale concludono fuori dallo specchio della porta. Sull’altro fronte, al 10’ Romero di testa colpisce il palo alla sinistra del portiere gigliato. Ma un minuto dopo è un altro difensore, Zapata, a trovare il tempo e lo spazio giusto per infilare la palla sempre di testa alle spalle di Dragowski. Per il raddoppio del Genoa u bisogna attendere la ripresa con Kouame che al 65’ conclude in maniera imparabile per Dragowski una splendida azione personale su rilancio di Radu. I liguri sfiorano più volte il terzo gol con uno scatenato Radovanovic, mentre Montella affida le speranze di riscossa viola all’ingresso di Ribery.
È Vlahovic però a sfiorare il gol su cross di Pulgar con un colpo di testa che termina a lato di pochissimo. Il gol dei toscani arriva invece al 76’ su penalty trasformato magistralmente da Pulgar dopo che Dalbert era stato steso in area da Romulo. Ultima grande emozione per i viola, il palo colpito da Chiesa nel finale ma che non evita la seconda sconfitta di fila alla banda Montella. Male Badelj inregia, Boateng e Sottil impalpabile, Chiesa sciupone e sfortunato. Ghiglione convice sempre di più, riscatto Zapata e Kouame ci prende gusto, Romulo entra male in partita e procura un rigore.
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L'Inter vince la seconda partita di fila a Cagliari e mantiene la vetta della classifica, insieme a Torino e Juventus, al termine di una partita difficile, spigolosa, giocata non bene ma portata comunque a casa. Prima frazione con poco ritmo e l'Inter, ad eccezione del gol di Martinez, trova pochi lampi in una prestazione globalmente mediocre. I sardi di Maran hanno spinto sull'acceleratore nella ripresa trovando anche il gol del pari con Joao Pedro. L'Inter non si è disunita, ha accusato il colpo ed è salito in cattedra Stefano Sensi, che con le sue giocate ha fatto guadagnare metri alla squadra, prima di procurarsi un calcio di rigore al 72', frutto di una grande giocata in area, trasformato impeccabilmente da Lukaku. Il belga sciupa l'assist di Politano per il 3-1 che avrebbe chiuso i giochi e nel recupero lo stesso Politano perde un tempo facendosi murare da Olsen in uscita. Bene Asamoah e Ranocchia, sempre puntuali, Sensi regala sprazzi di classe assoluta, Lautaro si sbloca. Tra i padroni di casa bene Nandez e Nanggolan, oltre a un Joao Pedro che giostra da vero centravanti, Cerri spreca un gol facile nel primo tempo, buona gestione per Rog.
Un Sassuolo travolgente condanna ad una pesante sconfitta (4-1) la Sampdoria che esce di scena alla mezzora del primo tempo,sommersa dai gol di Berardi, ben tre nel primo tempo al suo mentore Di Francesco. Neroverdi che passano al 29': Caputo sulla sinistra super di slancio Murillo, cross in mezzo per Berardi che in mezza girata non sbaglia. Il raddoppio poco dopo: cross di Duncan e Berardi di testa, tutto solo, batte ancora Audero. Il terzo sigillo dell'attaccante al 43' con un sinistro a giro da fuori che sorprende il portiere della Samp. E a peggiorare le cose l'espulsione poco prima dell'intervallo di Vieira per una entrata fallosa su Peluso ritenuta dall'arbitro Pairetto da rosso diretto. Nella ripresa il Sassuolo trova il poker al 2' con Traorè che capitalizza l'assist 'sporco' di Muldur. La Samp accorcia le distanze quando Duncan stende in area Ekdal. Rigore che Quagliarella trasforma. Non si salva nessuno tra i doriani, con una fase difensiva ancora imbarazzante e zero idee in attacco, prestazione da sogno per Berardi, in palla Caputo e Duncan nel ruolo di assist-man.
Dopo il ko all'esordio con la Juventus, il Parma si riscatta prontamente, sbancando la Dacia Arena di Udine per il secondo anno di fila e conquistando così i suoi primi tre punti stagionali. I ducali partono bene, e danno subito l'impressione di voler prendere in mano il pallino del match, fraseggiando molto più del solito. E' però la squadra di casa a passare in vantaggio al 17' grazie ad un'azione di prepotenza di Lasagna, bravo a bruciare sullo scatto Iacoponi e a battere Sepe. Gli ospiti provano a reagire, ma è sempre la formazione bianconera a rendersi pericolosa, trovando un miracoloso doppio intervento del portiere gialloblù, abile nel dire di no prima a Lasagna e poi a De Paul. Attorno alla mezz'ora sono ancora i friulani a rischiare di siglare il raddoppio, stavolta con Nestorovski: tuttavia è il Parma, col solito Gervinho (servito splendidamente da Kulusevski), a trovare la via del gol, andando così negli spogliatoi sul risultato di parità.
Il Parma. All 59' la squadra di D'Aversa ribalta completamente il risultato con Gagliolo, che trafigge Musso di testa, sfruttando al meglio un cross arretrato di Kulusevski. Il match s'incanala sui binari giusti per gli emiliani, che un quarto d'ora più tardi servono il tris con Inglese, il quale prima lancia sulla corsa Gervinho, e poi conclude nel migliore dei modi la straripante azione dell'ivoriano, anticipando tutti sul primo palo per il 3-1 definitivo. Gervinho e Kulusevski illuminano la serata, tanta esperienza per Gagliolo, tra i friulani De Paul predica nel deserto, Fofana entra malissimo, si salva solo Lasagna in attacco.
Vittoria corsara (e meritata) del Verona a Lecce. Tre punti pesantissimi arrivano dal Via del Mare, con il nuovo arrivato Pessina subito in gol. Hellas vicino al gol in più riprese nel primo tempo (palo di Zaccagni), solido nella ripresa, mai in affanno e con la giusta personalità mostrata da ogni reparto. L’assenza evidente di un centravanti non limita I gialloblù, che segnano con un centrocampista, bravissimo nell’inserirsi e colpire all’81’. A inizio ripresa Il Lecce riceve lo scossone da Liverani negli spogliatoi, e si vede. Majer al 47’ ha una palla da piazzare col piatto ma calcia fuori. Nel finale, l'azione vincente si dispiega a sinistra dove Zaccagni mette un cross basso, Verre fa velo per l’inserimento di Pessina che col sinistro batte Gabriel. Mancosu prova a piazzare un destro lento e velenoso nell’angolo: Silvestri si allunga e salva all’87’. Il Lecce tenta l’assedio, Bocchetti e compagni respingono gli assalti.
Tra i migliori del Verona, Ambrabat che aiuta dietro e riparte, Verre e Zaccagni mostrano intesa, Rrahmani sempre attento, Veloso garantisce fosforo e Lazovic spinta inesauribile. Pessina si cala alla grande nella nuova avventura, tra i salentini male Benzar e La Mantia, Lapadula si sbatte ma è sempre ben controllato, Majer spreca la migliore occasione dei suoi.
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