Qualcosa sta cambiando a Torino, sponda bianconera. Come sempre accade quando si comincia a parlare di fine di un ciclo e cambio di guida tecnica ai primi risultati non positivi l’ambiente ne risente e di conseguenza i risultati. L’aura di invincibilità che ha circondato la Juventus in questi anni sembra vacillare per la prima volta, complice anche quella partita in meno che psicologicamente non aiuta nel momento in cui si vede una classifica in cui la Roma segue ad un solo punto di distanza. Il prossimo turno non aiuta di certo: allo Stadium arriva una Lazio in grande forma, con i giallorossi che ricevono un Cagliari dal rendimento decisamente inverso fuori casa rispetto a quello di tutto rispetto al Sant’Elia.
Una big, dunque, il grande problema della Vecchia Signora di quest’anno: delle già quattro sconfitte arrivate in questa stagione in campionato ben tre sono figlie delle trasferte contro quelle che un tempo venivano definite “sette sorelle”. La prima della serie arrivò a San Siro contro l’Inter, subendo la rimonta delle reti di Icardi e Perisic, con pesanti critiche ad Allegri per aver trattenuto Higuain in panchina oltre l’ora di gioco. A seguire l’ancor più sorprendente ko, sempre al Meazza, contro il Milan dei giovani di Montella: carnefice fu proprio uno di essi, il baby prodigio Locatelli con una gran botta dalla distanza.
La media punti della Juventus con le altre, pari a 2,4 punti a match, scende a 0.75 con le big in trasferta: dopo la peggior partita dell’anno a Marassi contro il Genoa nell’ultimo turno è arrivata la sconfitta con la Fiorentina, più netta di quanto non dica il risultato.
La difesa è andata in sofferenza come raramente si era visto nelle precedenti 100 partite tonde celebrate al Franchi da Bonucci-Barzagli-Chiellini. Sembra però essere il centrocampo il grande problema della squadra, soprattutto in ottica Europea. Se in Serie A Marchisio-Khedira-Pjanic possono bastare, il ridimensionamento rispetto al trio di due anni fa che portò a Berlino in finale di Champions i bianconeri è netto, ricordando un trio d’oro composto da Pirlo-Vidal-Pogba. A ciò si aggiunge un Dybala troppo discontinuo e forse influenzato da voci di mercato e rinnovo: clamoroso il gol del pareggio mancato nel finale con i viola.
Mai nelle ultime 6 stagioni la Juventus aveva perso 5 partite, compresa quella che è costata la Supercoppa Italiana a Doha. Fra un mese la doppia sfida col Porto, avversario abbordabile rispetto a ciò che il sorteggio poteva riservare, ma assolutamente da non sottovalutare. Per la Juventus è necessario ritrovare quella compattezze e personalità che soprattutto fuori casa e nelle grandi sfide, in passato, le permetteva di vincere i match che valevano doppio, negli scontri diretti. Oggi i bianconeri sembrano invece mancare in fame e cattiveria, come riconosciuto dallo stesso Bonucci di recente e ribadito da Allegri in più di una circostanza.
Se il sesto scudetto di fila sembra comunque ampiamente alla portata, con virtuale più quattro da ottenere con l’agevole recupero contro il Crotone, è in Champions che serve una decisa inversione di tendenza, dopo aver vinto un girone anch’esso con qualche prestazione non eccelsa. L’Italia non basta più.
COMMENTA